Pubblicato su Rai Televideo
Uniti ‘per forza’, complice la crisi economica. Sono sempre piu’ numerose le coppie che decidono di restare insieme perche’, per motivi economici, non possono permettersi di lasciarsi definitivamente. Se infatti nel Regno Unito separarsi costa minimo 13mila sterline (poco meno di 15mila euro) ma si arriva anche a 50mila (quasi 57mila euro) nei casi piu’ difficili, l’Italia non e’ da meno.
Quanto costa ‘dare un taglio’ al proprio matrimonio solo di spese legali? “Negli ultimi due anni c’e’ stata una riduzione dei divorzi, e soprattutto una riduzione delle persone che dopo la separazione hanno divorziato – afferma Fabio Francesco Franco, avvocato matrimonialista a Roma, a Ign, testata online del Gruppo Adnkronos – Perche’ noi abbiamo ancora il doppio procedimento: abbiamo la separazione personale, che e’ uno dei presupposti per poi arrivare alla cessazione del matrimonio o allo scioglimento a seconda che ci sia o meno l’unione in chiesa”.
Le spese sono quindi doppie per chi vuole arrivare al divorzio vero e proprio, e la differenza in entrambi i casi la fa la consensualita’ tra i coniugi. “Dal decreto Bersani, non abbiamo piu’ l’obbligo di osservare minimi tariffari. In realta’ una tariffa forense e’ rimasta e se ne tiene conto. Ora un approccio un po’ diverso alla professione vorrebbe che si potessero richiedere e redigere preventivi abbastanza attendibili – prosegue Franco – non e’ sempre facile per tutti i procedimenti predeterminare con esattezza la spesa complessiva ma di certo un ordine di grandezza ci puo’ essere. E’ chiaro che piu’ la situazione e’ semplice e piu’ e’ facile ottenere un preventivo attendibile”.
Ma qual e’ una cifra minima sotto la quale un avvocato non puo’ andare? “Una separazione consensuale semplice puo’ avere un costo, comprensivo di Iva e Cassa avvocati, che va dai 3mila ai 5mila euro per entrambi i coniugi. Se si assiste solo uno dei coniugi, tutta la cifra viene addebitata a uno solo dei coniugi”, sottolinea l’avvocato.
Quindi un modo per risparmiare, se non c’e’ una grossa conflittualita’, e’ certamento quello di optare per un unico avvocato per entrambi. “Quando non c’e’ accordo tra i coniugi, invece, si parla di una separazione giudiziale. Se semplice, molto dipende dal patrimonio e dal numero dei figli, si va comunque da un minimo di 8mila fino a 15mila euro: si parla in questi casi di giudizi che come minimo durano 2-3anni”. E per chi arriva a divorziare, c’e’ comunque da aggiungere un minimo di altri 4mila euro.
“Adesso poi c’e’ anche il contributo unificato che non aiuta. Prima di questo ultimo decreto Sviluppo, i provvedimenti per separazioni e divorzi erano esenti dal pagamento del contributo unificato, quindi dalla tassa per l’iscrizione al ruolo. Non e’ molto, ma sono state comunque inserite due tariffe da 37 e 85 euro”, sottolinea Franco.
Ma e’ possibile andare da un avvocato e chiedere un preventivo senza rischiare di vedersi ‘prelevata’ gia’ qualche centinaia di euro? “La prassi vuole che il primo colloquio sia orientativo e gratuito, con un’idea di preventivo che si cerca e si deve rispettare per quanto si puo’. Un preventivo, con specificate anche le varie voci e spese, e’ importante anche per poter fare poi dei raffronti tra le varie opportunita”‘, continua l’avvocato.
Il primo colloquio e’ tra l’altro il piu’ importante: “E’ quello che ti richiede piu’ partecipazione, sia a livello di tempo che psicologico: perche’ devi cercare di capire chi hai davanti, se le problematiche sono reali e che tipo di consulenza vuoi dare. E devi anche essere corretto nel dire che certe cose che gli sono state prospettate non sono raggiungibili. Un approccio un po’ moderno e’ quello di dire: io ti faccio un preventivo, ci metto tutta la mia professionalita’. Se vinciamo, vinciamo insieme e se perdiamo, perdiamo insieme. Per questo non posso prometterti la luna”. Capita comunque che la gente arrivi con piu’ preventivi in mano: “Non bisogna farsi ‘fuorviare’ dalle tariffe piu’ alte: chi la presenta non e’ detto che sia il migliore e viceversa. Ma nel caso di preventivi molto bassi, e’ importante capire cosa fa per te l’avvocato”, conclude il legale.
Per chi guadagna poco (sotto i 10mila euro), in ogni caso, c’e’ il gratuito patrocinio, beneficio previsto dalla Costituzione, che consiste nel fornire assistenza legale gratuita.
Sull’argomento ‘Altroconsumo’ ha svolto un’inchiesta che ha coinvolto 19 professionisti in 7 citta’ (Milano, Torino, Padova, Roma, Napoli, Bari e Palermo), denunciando poca trasparenza, primo colloquio a pagamento e parcelle salate (fino a quasi 5.000 euro sopra la tariffa massima), anche se gli esempi virtuosi non mancano.
Il caso prospettato riguardava la separazione consensuale tra due coniugi in divisione di beni, senza figli, stesso livello di reddito, senza alcuna pretesa di uno dei confronti dell’altra. Un caso dall’indiscutibile semplicita’, come sottolineato da tutti gli avvocati interpellati, tra cui figurano studi affermati e avvocati meno noti con “negozi su strada” o che utilizzano la pubblicita’ su giornali e su Internet per farsi conoscere.
Non vi e’ dunque alcun motivo per superare la tariffa massima, anzi ci sono tutti i presupposti per applicare i minimi, quelli che, nonostante l’abolizione (intervenuta con la famosa legge Bersani), continuano a essere un riferimento per gli Ordini. Solo uno studio (a Palermo) ha proposto il minimo, anzi, e’ andato sotto. La maggior parte e’ rimasta sotto i massimi. Addirittura, tre professionisti (due a Milano e uno a Roma) hanno sforato la tariffa massima. A Milano il preventivo piu’ alto: 7000 euro, vale a dire quasi 5.000 oltre i massimi.
Dal punto di vista della trasparenza, cioe’ la disponibilita’ a riportare per iscritto su carta intestata e a dettagliare il preventivo, sono – a detta di Altroconsumo- gli studi legali piu’ noti e stimati che lasciano piu’ a desiderare. Su 9 matrimonialisti, definiti dall’associazione, “di grido”, ben 6 non hanno voluto scrivere cifre, limitandosi alla comunicazione a voce dei costi. Mentre tra gli studi meno conosciuti, la situazione si ribalta: e’ successo 2 volte su 10.
“Da questa indagine emerge che ci sono problemi di trasparenza e anche di costi, anche quando si tratta di una caso semplice come quello presentato – afferma a Ign Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo – E’ chiaro che non ha valore statistico. Il nostro scopo era far vedere che con le recenti riforme – spesso osteggiate dagli avvocati stessi – qualcosa e’ cambiato ma ancora poco”.
“E’ molto grave – prosegue Martinello – la richiesta di somme maggiori rispetto alla tariffa massima. E’ vero che parliamo di un’attivita’ complessa, ma chiarezza e trasparenza sono necessarie sempre e in ogni caso”, conclude il presidente di Altroconsumo.